La metà Oscura – Combat Arms n°1 anno I – Dicembre 2012

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LA METÀ OSCURA

Il giorno e la notte, la luce ed il buio, sin dal Principio si alternano quotidianamente, eppure gli Operatori sembrano addestrarsi solo in direzione della luce

di Manuel Spadaccini, Carabiniere in congedo ed Istruttore professionista nel settore del Krav Maga, fondatore e Direttore Tecnico della KMA – Krav Maga Academy.

Settantadue percento. E’ la percentuale statistica degli scontri a fuoco che avvengono in condizioni di scarsa luce o al buio completo. Eppure ben pochi operatori tra Forze dell’Ordine, Guardie giurate ed addetti alla sicurezza, -tutti professionisti che prestano servizio armati- hanno mai provato ad addestrarsi avvolti dalle tenebre. E questo è un peccato perché è altamente probabile trovarsi sotto il piombo pesante mentre intorno a noi regna l’oscurità, magari durante la bonifica di un locale chiuso o più semplicemente in un comune servizio notturno. Non solo i professionisti, ma anche il cittadino che vuole affrontare una intrusione notturna nella propria abitazione, corre il rischio di inciampare in un tappeto od in un giocattolo del figlio lasciato in mezzo al salotto…

buio

Come specifico nell’articolo relativo allo stress, pubblicato sempre su questo numero della meravigliosa rivista che avete tra le mani, insisto nell’addestrare i membri della mia Accademia (Krav Maga Academy®) che siano questi Civili, Militari o Forze dell’Ordine al tiro operativo al buio.

Ritengo che senza un apposito addestramento sia veramente difficile gestire ed affrontare un potenziale scontro al buio –anche solo in una consistente penombra- perché vengono a mancare tutti i nostri tanto consolidati riferimenti. Le distanze diventano difficili da valutare, l’ambiente circostante diventa una continuo ostacolo ai nostri movimenti, inquadrare l’ostile è dannatamente difficile e controllare ciò che sta dietro di lui è una vera impresa.

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I SENSI IN ALLERTA

Un buon addestramento al buio deve insegnare ad acuire tutti i sensi, dato che gli occhi ci aiuteranno meno del solito. Le orecchie lavoreranno a pieno per cui sarà importante muoverci lentamente per produrre meno rumore e soprattutto per ascoltare meglio i movimenti dell’ostile in modo da poterlo individuare.

Anche la respirazione, che sotto stress sarà a dir poco affannosa, va gestita. Respirare ed espirare dalla bocca aiuta ad ascoltare meglio perché il flusso d’aria entra esce senza le “turbolenze” generate dal canale nasale. Provate.

Se l’ambiente è ristretto o con numerosi ostacoli, teniamoci nella posizione safety circle di minor ingombro, l’arma brandita in avanti rischierebbe infatti di urtare qualche ostacolo, provocando un distinto rumore e rivelando così -da fessi- la nostra presenza.

Una camminata tacco-punta evita inoltre di farci inciampare in un tappeto o in un pavimento irregolare. Dettagli, certo, ma che possono salvare le vite, la nostra compresa.

USIAMO LA TORCIA

Il lavoro con torcia è interessante. Se questa è montata sull’arma risulterà allineata alla bocca di fuoco, il che è una gran bella cosa. Se altrimenti siamo costretti ad impugnare la torcia con la mano libera, il gioco si fa duro. Torcia in una mano e la pistola appoggiata sopra non significa automaticamente un allineamento certo. Vi capiterà molto facilmente che il fascio di luce illumini il bersaglio ed i colpi invece vadano a lato, le prime volte anche di parecchio. L’allineamento arma-luce va provato e riprovato. La torcia, se di ridotte dimensioni, può essere anche tenuta tra il dito indice ed il medio della mano libera, tale soluzione consente di impugnare l’arma a due mani ma l’allineamento è ancora più difficile, resta quindi una scelta dell’Operatore.

In condizione di torcia montata sull’arma, una mano davanti al fascio luminoso è un modo rapido per diffondere brevemente l’illuminazione ad una zona più ampia ed avere un quadro più chiaro dell’ambiente circostante.

Se per emergenza dobbiamo manipolare la torca accesa evitiamo di guardare direttamente la luce, perché i nostri occhi necessiteranno poi di altro tempo per riabituarsi all’oscurità e saremo più vulnerabili.

Stessa cosa se decidiamo di usare il cellulare per chiamate d’emergenza, quando questo si illuminerà, ricordatevi di tenere aperto solo l’occhio debole, in modo da poter conservare l’abitudine al buio dell’occhio dominante.

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PROBLEMA CARICATORE

Inquadrare gli ostili nel gioco di luci ed ombre che ci troveremo ad affrontare non è uno scherzo, anche le armi che forse impugnano diventano difficilissime da distinguere. Le sagome fotografiche -impiegate nei Paesi che ne consentono l’utilizzo- aiutano a ricreare l’ambientazione con maggiore realtà e ci abituano in questo lavoro di riconoscimento.

Anche il cambio caricatore va provato e riprovato al buio, il classico dito indice disteso sul nuovo caricatore ci aiuterà nel cambio rapido senza l’utilizzo della vista.

E già che ci siamo, proviamo anche a risolvere gli inceppamenti. Se l’arma è veramente inceppata, la classica procedura tap-rack-bang ci risolverà con buona probabilità il problema, ma se l’arma non è inceppata ed il guaio è in realtà il caricatore che si è sganciato ed è caduto a terra (magari nell’erba o su un tappeto) ce ne accorgiamo solo se abbiamo acquisito l’astuta abitudine di infilare il dito nell’alloggio del caricatore. Pertanto in un addestramento che si rispetti anche le sequenze d’emergenza vanno provate e riprovate, nulla va lasciato al caso.

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Manuel Spadaccini è disponibile per qualsiasi domanda o confronto. Contatti sul sito manuelspadaccini.it

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